Copyright: finalmente l’UE dice la sua?

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Il Parlamento Europeo ha approvato la Direttiva 0593/2016, in materia di Copyright, aggiornando una regolamentazione ormai “maggiorenne”, obsoleta e inadeguata.

L’intento è quello di garantire un “elevato livello di protezione del diritto d’autore e dei diritti ad esso connessi” adeguando la normativa ad un sistema di mercato monopolizzato dai colossi del web, che grazie alla pubblicazione di contenuti prodotti da terzi, fatturano cifre da capogiro.

Sulla base di quanto stabilito dalla nuova Direttiva, le gradi Piattaforme come Google e You Tube dovranno “responsabilizzarsi”, stipulando accordi di licenza con i legittimi titolari dei diritti nascenti dalle opere pubblicate e rimuovendo tempestivamente quei contenuti per cui tali licenze non siano intervenute.

Nello specifico, l’art. 15 della Direttiva, così come approvata dal Parlamento, stabilisce che “gli autori delle opere incluse in una pubblicazione di carattere giornalistico ricevano una quota adeguata dei proventi percepiti dagli editori per l’utilizzo delle loro pubblicazioni di carattere giornalistico, da parte dei prestatori di servizi della società dell’informazione”. Quindi, gli autori di un contenuto editoriale veicolato dalle piattaforme on line come Google News devono essere remunerati dagli editori, a loro volta pagati per i contenuti concessi.

Inoltre, l’art. 17 dispone che “un prestatore di servizi di condivisione dei contenuti on line deve ottenere un’autorizzazione [con licenza] da parte dei titolari dei diritti”, per non incorrere in una violazione del copyright, fatte salve le seguenti eccezioni: a) la piattaforma dimostra di aver compiuto il massimo sforzo per ottenere l’autorizzazione richiesta, senza successo; b) la piattaforma dimostra di aver agito “tempestivamente” per disabilitare l’accesso al contenuto sprovvisto di autorizzazione e comunque pubblicato.

La norma è chiaramente destinata ai grandi colossi del web (posto che limita la sua applicazione alle società esistenti da meno di 3 anni e che presentano un fatturato annuale inferiore a 10 milioni di euro e un traffico mensile medio di visitatori unici inferiore a 5 milioni, per le quali è previsto un alleggerimento degli obblighi) che prontamente si sono opposti all’intera Direttiva, in nome della libertà del web.

Infine, il testo della Direttiva riconosce la libertà di caricare e condividere opere a fini di citazione, critica, rassegna, caricatura o parodia.

Certamente, le eccezioni contenute nel testo e le interpretazioni che ne scaturiranno, apriranno scenari di fumosa definizione.

Insomma, fatta la legge, l’inganno è già pronto!

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